Articoli con tag: infanzia

Smell like teen shit

Un giorno di seconda elementare,mentre tutta la classe era intenta a perfezionare il proprio corsivo,venne a salutarci l’obiettore di coscienza dell’anno prima. Tutti lo amavano: una sorta di Fonzie alto due metri,con l’accento del sud,capace di sollevare quattro o cinque bambini contemporaneamente e farli roteare come sacchi di patate. Per cui,appena apparve sulla soglia,l’intera classe-venticinque bambini sudici ed urlanti-si lanciò su di lui cercando di abbracciarlo e baciarlo. Anche la maestra fu tentata di gettargli le braccia al collo. Io me ne rimasi seduta al mio posto,a finire il compito. Osservavo i miei compagni saltarsi addosso e spintonarsi,cercando di rubare un abbraccio:una massa di coglioni. Ecco,magari non lo pensai proprio in questi termini-che le parolacce ancora non si potevano dire,ma mi sembrò,dall’alto dei miei sette anni,una cosa davvero stupida. La maestra mi guardava perplessa, dicendo,con tono quasi di scusa: “È proprio una bambina tranquilla,una bambina tanto speciale”, mentre la sua testa si muoveva ad indicare un no di disappunto. E per me,quella parola,iniziò ad avere un sapore strano. Rimandò tutti a posto, solo allora io mi alzai dal banco-ignorando lo sguardo perplesso  della maestra- e andai ad abbracciare l’obiettore. Un abbraccio tutto per me,senza bisogno di tirare i capelli a nessuno.

[Speciale si infiltra tra gli ingranaggi della tua testa, mutandone il senso di rotazione e la velocità di funzionamento. Speciale, resta li. E diventa strana, diventa sbagliata.]

Le feste di compleanno erano una tortura: che necessità avevano sempre tutti di correre, urlare e giocare a giochi sciocchi come quello delle sedie. Ve lo ricordate? Un cerchio di seggiole, sempre una in meno rispetto ai partecipanti, e quando la musica finisce c’è chi, inevitabilemente, rimane fuori. Un gioco crudele,un gioco al massacro,all’esclusione forzata: se non sei dentro,non sei nessuno,sei un perdente. Tutti intenti ad accaparrarsi la propria sedia,il proprio posto,per essere i numeri uno. Uno. Non è un numero estremamente triste? È così solo.
Costretta da mia madre a partecipare a questi eventi sociali, finivo per passare tutto il pomeriggio con la mamma del festeggiato,aiutandola nelle faccende domenstiche e facendomi pettinare i capelli, come con le bambole. Alla fine la madre d’adozione doveva spiegare alla madre naturale dello strano pomergiggio, un po’contenta della compagnia un po’ preoccupata per il mio comportamento. E mia madre,ormai abituata,rispondeva con un sospiro:”Sà,è una bambina tanto speciale!”.

[Perchè la tua musica è così incazzata? Perchè le tue idee pendono sempre dalla parte sbagliata, rifuggendo  un baricentro che non è altro che banalità? Perchè i tuoi vestiti sono impregnati dell’odore dell’insicurezza puttana? Perchè riusciresti ad annegare nelle parole scritte da altri, ma non riesci a usare l’inchiostro per qualcosa di tuo?]

La prima volta che misi un piede, rigorosamente scalzo, sopra un palcoscenico fu per caso,per aiutare un’amica rimasta senza attrice nel suo spettacolino liceale. Era una rivisitazione di un racconto di Virginia Woolf dal finale tragico con tanto di protagonista morta suicida, il che era davvero in linea con il personaggio che mi ritrovavo a vivere all’epoca. Ne fui così entusiasta da invitare perfino i miei genitori, tanto che la delusione nel non vederli tra il pubblico fu, ovviamente, immensa. Un banalissimo errore di lettura li aveva condotti nella sala sbagliata del teatro, facendoli assistere ad un saggio di Hip Hop. Ora, a parte il nesso tra uno dramma della Woolf e una danza al ritmo di rap (?) che mi sfugge, non mi sono mai capacitata del fatto che non solo non avessero notato l’assenza della propria figlia tra le ballerine, ma che avessero assistito all’intero spettacolo (facendone grandi elogi successivamente) non accorgendosi della palese incongruenza tra quello che avrei fatto e quello che, effettivamente, stavano guardando!
Oggi,a distanza di una decina d’anni,mia madre mi racconta dello splendido spettacolo di Hip Hop al quale ha assisito la sera precedente. “Ho detto ad Alle (moroso di madre ndr) che anche tu un tempo hai fatto uno spettacolo simile.” “No,mamma io al massimo ho fatto danza moderna,mai quella roba li. Ti confondi”. “Ma se ti dico che mi ricordo di essere venuta a vederti!” “Già,peccato non fossi io.” “Ah giusto”. Ma non è finita qui. Tentando di salvarsi dalla gaffe ha iniziato a ricordare i miei spettacoli di teatro: “Si,quella volta siamo addirittura venuti a Fontanellato per vederti!” “No,mamma ancora una volta non ero io. Era S.”
Sono stata il fantasma di una figlia mai realmente nata nè vissuta. Di colori sbiaditi si tingevano le mie anzioni e le mie parole.

[Ho consumato pelle, sprecato sonno, vestito maschere deformanti contorni ed emozioni. Ho cercato di essere qualcosa, di assumere limiti che mi permettessero di inserirmi nel puzzle.]

Mi ci è voluto tempo e delusioni per capire che io un pezzo di puzzle non lo sarei mai stata nè avrei mai voluto esserlo. Io voglio essere l’immagine sulla scatola, quella integra, senza crepe nel mezzo,senza bisogno che qualcuno incastri tutti i frammenti per farne un intero.
Si capisce che l’importante non è la scelta che si fa, ma la possibilità di poter scegliere senza sentirsi costretti da nessuno, senza essere guidati dal bisogno di affetto o approvazione perchè quella,cari miei,non è scelta.
Si è molto soli nel voler gridare le proprie ragioni. Ci si diverte come pazzi quando si è sempre ‘contro’. Molte saranno le etichette che verranno appese ai vostri credo,molti saranno i tentativi di darvi una forma.
Urlate i vostri difetti cosicchè nessuno possa accusarvi di mancata perfezione.
Mordete le malelingue, fatele sanguinare così avranno qualcosa di cui (s)parlare finalmente. Sempre che ci riescano ancora.

[Starmi lontano è un’ ottima decisone, la mia vicinanza provoca riflessioni.
Sono malsana, metto il dito nel vasetto della Nutella, ho opinioni solo su ciò che so, mi sbilancio solo se ritengo la cosa importante e nulla lo è mai troppo per me, sono impegnativa, insofferente, mi annoio facilmente, mi astengo dal combattere battaglie non mie, non so stirare le camice e Oh well,whatever, nervemind]

immagine dalla rete

V.

Categorie: Compilation, Parole che sembrano racconti | Tag: , , , , , , , , , , , , , | 35 commenti

No one’s gonna catch you when you fall

Oggi è una di quelle giornate in cui ti chiedi se davvero le cose inizieranno a cambiare prima o poi. Piove. E questo dice tutto. Ogni goccia rappresenta una lacrima che ho trattenuto,ingoiato riluttante. Lasciano uno strano sapore le lacrime non piante,un sapore di vuoto.

Dopo una cariera scolastica sempre impeccabile,si,sono indietro con gli esami. E si,è indubbiamente colpa mia. Ma sto cercando di rimettermi in carreggiata,senza nessun aiuto. Anzi,con te che mi ostacoli. Che mi offendi,offendi la mia intelligenza (quando tu sei sempre stata una studentessa e una lavoratrice mediocre) e mi affondi,mi tiri sempre più giù. La cosa veramente straordinaria è che io sta mattina ero contenta, ero finalmente contenta,nonostante tutto,dopo non so quanto. Ero contenta di me stessa.

Ma anche per te non sono mai stata abbastanza. Perchè io dovrei fare tutto: essere una studentessa modello,lavorare,pulire casa,andare in palestra (palestra che lei nonostante gli anni passati a dirmi che sono grassa non vuole pagarmi perchè secondo lei 150 euro per 15 mesi sono troppi e avrei dovuto farne 6 a 100),farle le commissioni,non uscire la sera così può uscire lei. Tutto questo litigio è nato appunto dalla questione palestra. Dice che sono sempre dietro a chiedere soldi. Vi assicuro che gli unici soldi che le chiedo sono per lo sport e per le tasse univesitarie. Vestiti,qualsiasi tipo di prodotto per corpo/capelli me li compro da sola,oggetti costosi come possono essere un pc o un telefono o anche un viaggio cerco di farmeli regalare per compleanni e festività varie. Favori non li chiedo,perchè tanto lei favori non ne fa. Lei ti dice di fare cose,ti rompe l’anima sino a quando non cedi. Quando le fai o non le fai bene (allora perchè cazzo non te le fai tu?) oppure non le puoi più fare perchè magari ostacolano i suoi programmi.

Lavora otto ore al giorno. Abbiamo mio nonna che ci aiuta,la donna delle pulizie una volta a settimana,lei va alla spa,ai corsi di latini,a pilates. Questa estate è andata una settimana in Sardegna,una in montagna e due in Grecia. E non è contenta,perchè è stressata perchè “ha troppe cose da fare!”. Ed è colpa mia che non faccio nulla. Lei alla mia età,santa donna,era sposata,lavorava in estate e studiava. Già. Peccato che abbia due divorzi alla spalle (senza considerare che non si sa tenere un uomo neanche ora), un lavoro che odia e una laurea prticamente inutilizzata.

E quindi ho passato il pomeriggio con un mal di pancia atroce,l’aria che faticava ad entrare nei polmini e i miei occhi che leggevano venti volte la stessa frase senza capire nulla. E quindi,tra una fitta allo stomaco e l’altra,pensavo. Pensavo che potrei lasciare l’università,trovarmi un lavoro da commessa e a tempo debito fare la mamma. Oppure potrei andare in tribunale e far si che i soldi che mio padre le dà per il mio mantenimento li riceva direttamente io.In questo modo potrei andarmene da qui,respirare ancora.

Respiro solo quando lei non c’è. Il resto del tempo, apnea. E a volte non so nemmeno più se spero di respirare ancora o mai più.

E lo so che è brutto,ma dentro di me sta crescendo un odio incredibile. Che mi intossica. Ce l’ho con lei per i rimproveri costanti e inutili,per essere sempre il capro espiatorio. Ce l’ho con lei per non aver mai fatto la madre,ma sempre l’antagonista. Sempre in competizione. Lei che vuole avere vent’anni e non mi lascia vivere i miei. Lei che viene a piangere da me,ma non ha mai visto i segni del mio malessere. Lei che mi rubava lo Xanax invece di chiedersi perchè me ne imbottivo.

Devo andarmene da qui. Si deve rinunciare ai sogni,a volte,per essere liberi.

V.

 

Categorie: Think! | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 26 commenti

Sarò per te il coltello. Nella pancia.

Il mio buon umore viaggia  insieme alle nuvole. Veloce. E lontano. Le giornate passano silenziose e stanche,assopite dall’indecisione.

A quindici anni ti sembra che la tua vita faccia schifo e gli adulti intorno a te sfoderano la solita frase di circostanza:”Fossero questi i problemi della vita!Vorrei avere io la tua età!”. E tu,con la musica più alta che puoi nelle orecchie,pensi a come gli faresti volentieri indossare i tuoi panni. La cosa che fa incazzare è che avevano ragione.

Le cose si complicano,ti schiacciano e ti sotterrano. Se guardo ai miei 15-16 anni (e anche un po’ più in là),mi domando sempre come io sia riuscita,tutta da sola,a cavarmela. Genitori più attenti,anzi genitori che non chiudono gli occhi solo davanti a ciò che gli pare,avrebbero agito. Non vrebbero bevuto le sciocchezze che propinavo loro. Sin che si è (apparenetemente) perfetti è molto comodo,è molto facile,sostenerti. Perchè già ti auto-sostieni e loro non devono far altro che poggiare le loro belle manini su di te,fingendo di tenerti in piedi.

Mentre quando ti perdi nessuno ti aiuta a ritrovare la strada. Perchè è colpa tua,che sei incapace,che non hai mai fatto nulla nella vita. Già però quando prendevo trenta a tutti gli esami ero bravissima,anche se sino a cinque minuti prima mi urlavi dietro di mettere a posto,fare la spesa,lavare i piatti e salvare il mondo. Già perchè tu lavori otto ore e dopo te ne vai alla Spa,che povera!,tutti dipendono da te!In realtà nessuno ti chiede mai nulla perchè la risposta è puntualmente no. Non bastano i sensi di colpa,l’ansia,l’autostima ancor più ammaccata,l’insoddisfazione e la disperazione. No,anche chi ti ama ti affossa. Senza nessuna eccezione.

Ma sto divagando miei cari,scusate. Il punto non era questo. Il punto è che si cade,si cade spesso. A volte ci si sbuccia solo le ginocchia,altre volte ti devono mettere in coma farmacologico. Si fanno errori,si fanno scelte. Si eliminano vite possibile,si abbandonano sogni e persone. E alla fine? Ecco,cosa c’è alla fine?

Il punto è: preferireste tornare ai vostri 15-16 anni e sistemare tutti gli errori,prendere altre strade, e magari altre batoste, oppure preferireste aver già vissuto il vostro futuro ritrovandovi nel porto sicuro della vecchiaia?

Categorie: Think! | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 33 commenti

Quelle cose che sono molto forti e incredibilmente vicine

Ho letto che è stata la carta a tenere acceso l’incendio nelle torri gemelle. Tutti quei quaderni, le risme di fogli per fotocopie, le stampate delle e-mail, le foto dei figli, i libri, i dollari nei portafogli e i documenti negli archivi. Erano combustibile. Forse se vivessimo in una società senza carte il mio papà sarebbe ancora vivo. Ho cercato le cartine e i disegni fino a trovare il corpo che cadeva.
Era papà? Forse.
Chiunque fosse, era qualcuno.
Ho strappato le pagine dal libro, le ho rimesse al contrario, in modo che l’ultima fosse la prima e la prima fosse l’ultima. Le ho sfogliate velocemente e sembrava che l’uomo stesse alzandosi in cielo.
E se avessi avuto altre fotografie, sarebbe volato dentro una finestra e dentro la torre e il fumo sarebbe stato aspirato nel buco da cui l’aereo stava per uscire. Papà avrebbe lasciato i suoi messaggi a rovescio finché la segreteria sarebbe stata vuota e l’aereo sarebbe volato all’indietro fino a Bos
ton. Papà avrebbe preso l’ascensore per scendere in strada e schiacciato il bottone per l’ultimo piano. Avrebbe camminato all’indietro fino al metrò e il metrò sarebbe andato indietro nel tunnel fino alla nostra fermata.
Papà avrebbe superato il tornello all’indietro e poi fatto sfilare al contrario la sua tessera della metropolitana e sarebbe tornato a casa camminando all’indietro mentre leggeva il “New York Time” da destra a sinistra.
Avrebbe sputato il caffè nella tazza, si sarebbe sporcato i denti e si sarebbe messo i peli in faccia con il rasoio. Sarebbe tornato a letto, la sveglia avrebbe suonato al contrario, e lui avrebbe fatto i sogni al contrario. Poi si sarebbe alzato alla fine della sera prima del giorno più brutto.
Sarebbe indietreggiato in camera mia fischiettando al contrario ‘I am the warlus’.
Sarebbe stato nel letto con me.
Avremmo guardato le stelle sul soffitto, che avrebbero allontanato la loro luce dai nostri occhi.
Io avrei detto: “Niente” alla rovescia.
Lui avrebbe detto: “Sì, pulce” alla rovescia.
Io avrei detto: “Papà?” alla rovescia, che non è così diverso da papà detto normalmente.
Mi avrebbe raccontato la storia del sesto distretto, dalla voce nel barattolo fino all’inizio, da “Ti amo” a “Una volta, ma tanto tempo fa…” e saremmo stati salvi.

J.S. Foer, Molto forte, incredibilmente vicino.

Ho aspettato l’occasione giusta per parlare di questo libro e oggi mi sembra perfetto. È una di quella storie che ti rende più ricco,che ti fa venire voglia di offondare le unghie nelle vita e lottare. E quando arrivi all’ultima pagina capisci che il vuoto che ti divora dentro è stato,almeno un po’,colmato.

Cosa sentite molto forte e incredibilmente vicino?

V.

Categorie: Think! | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 10 commenti

Parlami. Ancora.

Domani si va al mare!Ho deciso,così su due piedi,di partire di nuovo,questa volta (quasi) completamente da sola. Ho bisogno di mare,ho bisogno di me. C’è troppa confusione nella mia testa e qui mi sento oppressa,non so bene da chi visto che non c’è praticamente nessuno. Forse dalla mia ombra.

Sarà un po’ come tornare a casa ,una casa che non vedo da tempo. Suoni,odori,sapori famigliari che risvegliano la bambina che c’è in me. Ritornerò a guardare il mare con lo stesso sguardo con il quale lo rimiravo dal balcone insieme a mia nonna,mentre mi diceva:”Guarda,non è stupendo?”

Questo viaggio sarà come un tuffo, lunghissimo,in cui ti senti persa nel vuoto,nulla a sostenerti,solo il pensiero che prima o poi sfiorerai l’acqua e questa ti avvolgerà,in un abbraccio.

So che state già piangendo,non potendo sopravvivere senza i miei post!E invece vi porto con me!Contenti?!In realtà mi piacerebbe portarvi fisicamente con me,volete venire?

Nel frattempo cerco di prendere su almeno  pezzettino di voi (anche perchè con tutta la roba che mi sono portata dietro c’è ben poco spazio),riproponendo,visto l’inaspettato successo,il “Parlami”….partecipate numerosi! (se no mi mangio un’altra scatola di biscotti e avrete sulla coscienza una grassona!)

  1. Dite la prima cosa intelligente che vi viene in mente
  2. Cosa state aspettando?
  3. Dedicatemi una canzone
  4. Il vostro più bel ricordo d’infanzia
  5. la cosa che cambiereste nella città in cui vivete
  6. Sopra o sotto?
  7. Quanti di voi stanno pensando al sesso in questo momento? 😉
  8. La figuraccia peggiore
  9. Fammi 2 domande
  10. Prendimi in giro con amore

V.

 

 

Categorie: Foto, Think! | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 32 commenti

A te.

Prima o poi le cose vanno affrontate. Anche se non vuoi, anche se eviteresti volentieri perchè fa male.

Quando la chiave, all’ultima mandata, ha fatto scattare la serratura e la porta si è aperta ho sentito il peso dei ricordi annebbiarmi la mente. Era tanto tempo che non entravo in quella casa: il tempo era immobile, statico,non è stato toccato quasi nulla. Solo strati di polvere a ricordarti che ormai sono passati quasi sei mesi. Ogni cosa ha il tuo odore, ogni oggetto la sua, anzi la tua, storia. Non sapevo da che parte iniziare, cosa sistemare in quella enorme casa ormai quasi abbandonta.

Ad ogni passata di straccio, ad ogni scatolone sistemato, nella mia mente si organizzavano ed incastravan ricordi. La poltrona su cui ti sedevi per leggermi la Divina Commedia, i vocabolari di latino che sfogliavamo insieme e che mi assicuravano sempre un bel 10, le foto di noi nipoti e i nostri giochi che ci siamo passati di cugino in cugino. I tuoi occhiali pieni di nastro adesivo, i piatti ancora nel lavabo, le centinai di libri sparsi un po’ per tutta la casa,i tuoi vestiti ancora nell’armadio, i segni sul muro, il capello da Dartagnan con cui giocavo, le bambole vecchissime della zia, le cuffie per ascoltare la tv, il tuo pettine e i tuoi fermagli.

Era tutto li, come se tu non te ne fossi andata e dovessi tornare da un momento all’altro. Era tutto li, ordinato e pulito,come i ricordi. Era tutto li come se aspettasse di essere messo via.

L’utima volta che ho sentito la tua voce ti ho detto di no. Stupidamente perchè credevo di essere nel giusto, di proteggerti. Hai fatto i capricci come una bambina, forse lo sapevi che sarebbe stata la mia ultima occasione per essere una brava nipote. Ma io sono stupida: credevo di avere tutto il tempo del mondo. Viviamo nell’illusione dell’ immortalità nostra e altrui, perchè vivere diversamente  non sarebbe vita, ma solo terrore.

Poi sono rimasta sola in quella casa. E ho avuto paura. Non osavo avvicinarmi alla tua stanza, la mente gioca brutti scherzi. Lucidavo la credenza come si lucida la propria anima sporca.

Ho pensato spesso di venire al cimitero. Solitamente adoro questo genere di posti, spesso mi sono ritrovata sulla strada che porta li. Mi immaginavo percorrere quel viale sotto il sole cocente, sentivo perfino il caldo sulla pelle, il rumore dei sassolini sotto le mie scarpe. Poi improvvisamente la macchina è andata da un’altra parte. L’ultima volta che sono venuta, che poi è anche la sola, indossavo un piumino di due taglie più grandi. Sprofondavo nel suo abbraccio morbido,mentre il cappuccio mi cadeva sugli occhi. Salutavo mentalmente la signora seppellita nella tomba a fianco. Non si piange, dicevo. E non ho pianto, mai.

Abbracciate chi amate. Un giorno vi troverete a pulire la loro casa e a domandarvi dove avete nascosto tutto il dolore.

V.

Categorie: Think! | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , | 15 commenti

Giorno 22. Un libro che hai letto da piccola

(sono uno il seguito dell’altro). Adorabili, non sciocchi,anzi piuttosto “impeganti”. Descrivono amicizie straordinarie, che ho sempre invidiato.
V.
Categorie: 30 giorni di libri 30 giorni di me | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , | 9 commenti

Giorno 18. Il primo libro che hai letto

Esattemente non me lo ricordo,ma credo di aver iniziato con iPiccoli Brividi. Macabra sin da piccola!

V.

Categorie: 30 giorni di libri 30 giorni di me | Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , | 9 commenti

Se volete capire le donne guardatevi i cartoni disney!

Tutte le ragazze bene o male sono cresciute con i film disney. Ecco…se gli uomini si chiedono perchè siamo così assurde (perchè lo siamo!)…bè guardateli e capirete! Sin da piccole c’è stato proposto un modello d’uomo che è a dir poco surreale. Tralasciando l’abbigliamento (pensate di vedere uno che entra in un locale con un completino azzurro traslucido…due risate ve le fareste o no!?) e il mezzo di locomozione (anche se il cavallo ha il suo fascino), dove lo trovate uno che, oltre ad essere bello e ricco, vi dedica canzoni dolcissime a ogni vostro respiro e che vi difende da ogni male possibile?!

Forse sto un po’ estremizzando…o forse no!

Prendiamo ad esempio l’aspetto venale dell’amore. Ogni masculo disneyano è un principe (ad esclusione di Aladin,ma comunque a mantenere la famiglia ci pensa Jasmine che guarda caso è la figlia del sultano!). Principe=ricco. Alcune donne,spesso e volentierei decisamente avvenenti,si legano a uomini che esteticamente potrebbero competere con un babbuino. Ecco a voi alcuni esempi:

   

Insomma lui non è certo alla sua altezza! (AH AH AH!) Sono la prima a dire che l’aspetto non è tutto e vi assicuro che se vedeste alcuni dei miei ex non considerereste questa una frase di circostanza. Ma in alcuni casi è davvero improbabile/impensabile che una donna possa davvero stare con certi uomini. E voi mi direte “Eh l’amore è cieco!”. Sarà pur cieco, ma allora perchè non ti sei andata a cercare un comune cesso di porcellana invece che un cesso d’oro?!  [ora che ci penso anche il re leone era un principe! o_O]

Veniamo ora alle romanticone, alla cui categoria io appartengo. Come dicevo siamo abituate a canzoni smielate, giri su tappeti volanti, uccisioni di streghe,balli a corte. E’ dura competere con tutto ciò. Poveri uomini! E quindi noi principesse, romantiche incallite ci aspettiamo gesti plateali e dichiarazioni strappalacrime ad ogni occasione. Inutile dire come le nostre aspettative vengano quasi sempre deluse o perlomeno ridimensionate!

A tutte piacciono i bei ragazzi,inutile negarlo. Alcune di noi però si fermano a questo punto. Insomma i classici “belli ma stupidi” non passano mai di moda. E se avete notato questa categoria di uomini è davvero amata dalla Disney. I principi,quelli “classici” spiaccicano si e no due parole nell’intero film. Per non dire del loro grande ruolo nello svolgersi della storia. Il principe di Cenerentola si fa un paio di giri in carrozza alla ricerca di un piedino, il principe di Biancaneve lascia fare il lavoro ai nanetti,arriva e si prende il bacio (ti piace vincere facile eh?!);il principe della sirenetta è un po’ un rimbambito che non riconosce nemmeno la ragazza che gli piace. Gli unici due che si danno un po’ da fare sono Aladin e il principe della bella addormentata. Ma si sa gli uomini da soli non sanno combinare molto ed ecco quindi correre in loro soccorso rispettivamente il genio e le fatine. A me ricordano un sacco i tronisti…non so perchè!

Insomma uomini chiedete alla vostra ragazza/moglie il suo cartone disney preferito e saprete quale razza di rompi scatole vi siete portati a casa! Ah e non vi preoccupate che prima o poi un post lo faccio pure su di voi! 😉

V.

*Già che ci siamo…il vostro cartone preferito?

Categorie: Think! | Tag: , , , , , , , | 25 commenti

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.